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CAPO XXII. 131

divinità ne nacque una vera teologia scientifica, la qual sì propagava con mistero per tradizione orale, prima che la scrittura, nata ella stessa nel tempio, concedesse di cautamente servarla nelle sacre carte. Studio bensì fu questo di lunga età, d’indefesse cure, di santo zelo, e di continovate scaltrite arti. Perciocchè gl’interpetri, che avean soli la scienza della natura, e insieme della divinità, a vie meglio mantenere il sacerdotale dominio s’adoperavano per tutte maniere a muovere od a ridestare negli animi i naturali affetti di speranza e di timore. Nessun’altra regione più che l’Italia dava forse materia e cagioni di eccitare negli abitatori e tremore e terrore per la molta frequenza di grandi tremuoti, d’aprimenti della terra, d’incendj, e d’altri fenomeni maggiori di paese in grandissima parte vulcanico. Nè poco stavano desti i sacerdoti, e avvisati a valersi d’ogni qualunque portentoso accidente naturale, che suscitasse l’idea d’un occulto potere soprumano, e porgesse a un tempo la necessità di impetrarne per mezzo loro grazie e mercede. Di tal maniera i responsi degli oracoli, gli augurj, i vaticinj, le sorti, in somma l’arti innumerabili della divinazione, trovarono un saldo fondamento nella natura umana, e tutte insieme composero la dominante superstizione del paganesimo in un col principale artifizio de’ sacri interpetri. Tanto ferma nell’universale erasi la credenza che quel dio che ti poteva predire il tuo futuro bene, o il tuo futuro male, te lo potesse ancora concedere. Moltissimi luo-