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126 CAPO XXII.

a grado per qual forma le più vecchie religioni, semplici come il costume de’ padri, s’andarono di luogo in luogo ampliando rivestendosi di misteriosa scienza simbolica qua venuta d’altronde. Ma scienza erasi questa di sacerdoti e di soli inziati. Il popolo credente perseverava ne’ suoi abiti religiosi, nelle sue divozioni paterne: e in queste sole ei poneva fede e speranza. Or così fatta natura di cose si palesa ugualmente ne’ principali miti de’ prischi Latini, che indi passarono in grandissima parte nel culto romano. Vedemmo innanzi a quante trasformazioni si piegò il mito di Giano: misterioso iddio degli dei ne’ carmi saliari1; detto anche Consivio, qual propagatore dell’uman genere2. Saturno, dio propizio alla coltivazione per la moltitudine popolare, e datore di tutti i beni terreni, s’aveva nel linguaggio de’ misteri per la suprema intelligenza ordinatrice, e il padre della natura feconda. Unito con Ops è il dio e la dea; i due principj generante e concepente: per tutti gli altri meno scienti ella era la sorella e moglie di lui, o solamente la terra3. Al contrario, secondo il mito poetico, Saturno, siccome dio fondatore della nazione latina, si mostra al suo popolo capo d’una dinastia di numi e regi del Lazio antico, medesimamente originati di quel ramo celeste4: favoloso si-

  1. Deorum deus. Macrob. Sat. i. 9.
  2. Consivius. Macrob. ibid.
  3. Macrob. Sat. i. 9.; August. de civ. Dei. vii. 7.
  4. Virgil. vii. 47. sqq.