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CAPO XXII. | 125 |
dimeno il culto di Giove cognominato Anxur, dal nome volsco di Terracina posta in sua custodia; sia che sotto le sue apparenti fattezze giovanili ei rappresentasse Giove fanciullo, sia una divinità più misteriosa avente buona e mala natura1. Nè Marte, sì universalmente riverito, era soltanto il dio ausiliatore delle battaglie, ma sì ancora, secondo la sposizione mistica, iddio ordinatore della natura; conservatore di tutte le cose; fecondatore della terra2; e come tale, sotto diversi titoli santi, in tutte le preci invocato; ne’ carmi salj, negli arvalici, e nelle più volte mentovate liturgie eugubine.
Le teorie cosmogoniche che stanno in fronte a ciascuna mitologia, e ne compongono la parte filosofica e insieme teologica, non han mai potuto discendere sì basso, onde formare con qualche latitudine la sostanza della religione popolare. Semplici, comuni, e congiunte sempre colle necessità della vita ordinaria sono le ragionevoli nozioni della moltitudine dei mortali: onde, benchè il popolo frequentasse nei tempj, assistesse alle sacre cerimonie, ricorresse a’ suoi numi, e impetrasse anche benedizioni da quelli, pure, poco o niente intendeva della scienza divina; nè troppo curante di materie teologali, egli badava soltanto a ciò, che più gradiva alla sua fantasia, o meglio si confaceva alla sua limitata intelligenza. Abbiamo toccato di sopra a grado