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122 CAPO XXII.

vede sculto qua e là sopra vetuste muraglie1. Come dio del vino non altri era che Sabo, primo coltivator della vite2. Bene adunque s’intende per questi più notabili esempi in che modo, salvo il significato arcano, uno stesso sistema di perpetua allegoria rassomigliava e quasi identificava in tra loro le differenti mitologie, che i preti, quanto più acconciamente potevano, avean fabbricate sopra la credulità delle genti per ciascun popolo italiano.

Non altrimenti si rinvengono tra gli Umbri divinità maggiori e minori siccome in Etruria e in Sabina. Le tavole Eugubine, singolare monumento della religion loro, porgono non dubbiamente i nomi propri di alcune di quelle; specificano i particolari sacrifizi con cui possono piegarsi; le vittime gradite a ciascun dio; in fine ogni maniera di formule, parti necessarissime e di gran momento in queste religioni3. Ma poco più lascia intendere l’oscurità di quei bronzi. I nomi di Giove e di Marie vi sono tuttavia principalmente invocati con quello di Fidio, cognominato Fise Sabi, o figlio di Giove4: cioè quel medesimo

  1. Guattani, Monum. Sabini. Così pure nell’Umbria. Vedi tav. xiii.
  2. .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  Paterque Sabinus
    Vitisator, curvam servans sub immagine falcem.

    Virgil. vii. 178.
  3. Vedi le tavole Dempsteriane; e Lanzi, Saggio. Tom. ii, p. 657. sqq,
  4. Figlio Sabi. Tav. iv. 1. 16.