o altra simile dea1. Ma chi potrebbe particolarizzare le divinità tutte e coltivate e venerate in Sabina, donde buon numero di quelle passarono in Roma coll'istessa uficiatura sabina? Divinità sì tanto speciali e nostrali, che Dionisio dovè concedere esser troppo malagevole trasportare i nomi loro individuali in lingua greca2. Più universale bensì non solo tra i Sabini, ma presso tutti i popoli di pari stirpe sabella, erasi il culto di Mamers, o Marte, tremendo iddio della guerra3, cui davasi per moglie e per compagna Neriene, o sia la forza4. Ma con senso più assai misterioso Summano, o Sorano5, dio padre, era per esso loro il signor delle regioni inferiori, onorato al pari di Giove: e ministro della morte Februu, reo spirito delle tenebre, a placare il quale ponevasi in opra al debito tempo ogni sorta di purificazione e d’espiazione6. La religione di Bacco, ed i suoi misteri, erano altresì propagati nella Sabina col senso mistico, e col popolare. Per emblema della fecondità della terra, della potenza vegetativa, e in tutto della forza riproduttiva della natura, il Fallo vi si
- ↑ Varro ap. Gell. xiii. 22.
- ↑ Καὶ ἄλλοις θεοῖς ὧν χαλεπὸν ἐξειπεῖν Ἑλλάδι γλώττῃ τὰ ὀνόματα. II, 50.
- ↑ Varro l. l. iv. 10.; Festus v. Mamers.; Ovid. Fast. iii. 85. sqq.
- ↑ Gell. xiii. 21.; Martian. Capell. i. 3.
- ↑ Serv. xi. 785.
- ↑ Varro l. l. v. 3.; J. Lyd. de Mens. p. 172.; Ovid. Fast. ii. 19. sqq.; Censorin. 2.