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CAPO XXII. 103

vedremo, anche i Sabini ebbero per loro dei maggiori i Novensili. Presedeva Giove principe di tutti, il concilio generale di cotesti iddii ugualmente grandi, potenti e valenti1, socj suoi e compagni2: per sola concessione di lui competeva loro poter iscagliare di pieno arbitrio il fulmine in terra3: ma suprema legge del Fato per Giove istesso erasi il convocare in certi casi di maggior momento quei numi scienti a consigliare il migliore4. Ed ecco esempio con che sagace avvedutezza la prudenza dei sacerdoti etruschi, cautamente mischiando i concetti arcani dell’Oriente alla loro propria e privata dottrina fulgurale, aveva creato un sistema palese di mitologia primaria piena d’autorità morale e civile, in cui ritrovansi numero di convocati, forme di consiglio e principj d’ordine bene accordati con la costituzione del nazionale governo5. Aesar in lingua etrusca era un’appellazione generica d’iddio stesso6: forse come santo. Ciascuna delle grandi divinità aveva due caratteri ben distinti: l’uno generale di primo principio, secondo il concetto

  1. Dij majores, Dij valentes, Dij potentes.
  2. Caecinna ap. Senec. Quaest. Nat. ii. 41.
  3. Diis novem Jupiter potestatem jacendi sui fulminis permisit. Arnob. iii. 38. p. 122.; Plin. ii. 52.; Serv. i. 42. ex Hetruscis libris de Fulguratura.
  4. Caecinna. ap. Senec. Quaest. Nat. ii. 41 43.
  5. Dodici dei, dodici città, concilio di primati ec.
  6. Aesar etrusca lingua deus vocaretur. Sveton. Aug. 97.; Dio Cas. xxvi. p. 589.