vedremo, anche i Sabini ebbero per loro dei maggiori i Novensili. Presedeva Giove principe di tutti, il concilio generale di cotesti iddii ugualmente grandi, potenti e valenti1, socj suoi e compagni2: per sola concessione di lui competeva loro poter iscagliare di pieno arbitrio il fulmine in terra3: ma suprema legge del Fato per Giove istesso erasi il convocare in certi casi di maggior momento quei numi scienti a consigliare il migliore4. Ed ecco esempio con che sagace avvedutezza la prudenza dei sacerdoti etruschi, cautamente mischiando i concetti arcani dell’Oriente alla loro propria e privata dottrina fulgurale, aveva creato un sistema palese di mitologia primaria piena d’autorità morale e civile, in cui ritrovansi numero di convocati, forme di consiglio e principj d’ordine bene accordati con la costituzione del nazionale governo5. Aesar in lingua etrusca era un’appellazione generica d’iddio stesso6: forse come santo. Ciascuna delle grandi divinità aveva due caratteri ben distinti: l’uno generale di primo principio, secondo il concetto
- ↑ Dij majores, Dij valentes, Dij potentes.
- ↑ Caecinna ap. Senec. Quaest. Nat. ii. 41.
- ↑ Diis novem Jupiter potestatem jacendi sui fulminis permisit. Arnob. iii. 38. p. 122.; Plin. ii. 52.; Serv. i. 42. ex Hetruscis libris de Fulguratura.
- ↑ Caecinna. ap. Senec. Quaest. Nat. ii. 41 43.
- ↑ Dodici dei, dodici città, concilio di primati ec.
- ↑ Aesar etrusca lingua deus vocaretur. Sveton. Aug. 97.; Dio Cas. xxvi. p. 589.