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CAPO XXII. 101

ogni maniera di simboli egizj ed orientali, prescritto velame di certi arcani religiosi, massimamente quanto è alla dottrina fondamentale del dualismo, e allo stato delle anime dopo morte1. Poche altre nozioni certe abbiam noi dei dommi segreti che formavano la dottrina esoterica degli Etruschi, straniera alla moltitudine del popolo, e riservata soltanto agli iniziati, siccome insegnamento più degno dell’uomo, e più conforme al suo nobile destino. Ben si comprende però, che l’idea principalmente dominante tutta la teologia e la cosmogonia degli Etruschi stava nel domma primario d’un supremo ente, il qual teneasi per l’anima del mondo; la causa delle cause; quindi il principio che produce e mantiene tutte cose; la provvidenza; il fato: e per sua infinita potenza l’unico artefice, il conservatore e il rettore dell’universo2. Nel concetto dei misteri erasi questo il Demiurgo; la massima delle forze; il generatore dei numi; quel dio grandissimo, il cui nome non era lecito sapere in modo veruno3. Tanto che il mondo, cioè tutto l’ente, era dio; e le varie parti del mondo, e tutte le cose che sono e si comprendono, altrettanti dei, modificazioni d’una sola e medesima sostanza. Questo sì famoso sistema emanativo di un solo e unico principio

  1. Vedi i Monumenti tav. xiv. sqq.
  2. Senec. Quaest. nat. ii. 42.
  3. Deum demogorgona cuius nomen scire non licet..... principem et maximum Deum; caeterorum numinum ordinatorem. Placid. Lutat. ex Tages. schol. ad Stat. Theb. iv. 516.