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98 CAPO XVIII.

so1: l’arbitro della pace e della guerra: in somma tal dio potentissimo, che ad esso lui la dottrina teologica riferisce ad una ad una le qualità e proprietà degli dei superni. Perciò, canta Ovidio, nè pure la poetica e inventrice Grecia non avea nume che lo potesse in tutto pareggiare2. Nell’istesso modo l’antichissimo Saturno, coltivato principalmente nell’Occidente, come dice Cicerone3, e rappresentato dapprima sotto forma semplice e puramente allegorica colla falce nella destra, qual ponitore della vite e custode d’ogni opra campestre4, si rinviene poscia tramutato ancor esso siccome il dio sufficiente a se medesimo; il principio universale vivificante; il dio grande che diede origine e cominciamento al tempo: e, per dir breve, rassomigliato in tutto al Baal Hamman dei Fenici, o al Crono dei Greci; onde senza più gli furono dati per iscienza di sacerdoti e voce di poeti gli attributi universali di quelli. Nè occorre il dire che a intrecciare sì differenti mitologie, ed a compiere la favola, bisognò anche inventare che Giano e Saturno, entrambi stranieri, fossero qua venuti di lontano, per que’ casi strani

  1. Ovid. Fast. i. 177. sqq.
  2. Nam tibi par nullum Graecia numen habet. Ovid. Fast. i. 90.
  3. Quem vulgo maxime ad Occidentem colunt. Cicer. de nat. Deor. iii. 17. — Saturnus è vocabolo sabino e latino ugualmente (Varro l. l. iv. 10): può essere in tutta Italia da Sator, che i più vecchi pronunziavano Satu o Satur.
  4. Arnob. iii. p. 117., vi. p. 197. 209.