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CAPO II. 31

sedi di gloria, dove i posteri, non sottoposti ad altro imperio che de’ suoi medesimi, trovarono mezzi di ben servire alla patria con altrettanto valor di petto, che gagliardia d’ingegno. Brama generosa, che ha sì largamente rimeritato i figli di quest’antica terra con la sempre durevol vita della fama, in che l’istoria li mentiene.

Or ritornando a traversare un campo quasi deserto, e pieno di difficoltà, donde poter giungere con ragionevoli fondamenti a por meno dubbiamente il piede sopra terreno fermo, dobbiamo intanto riconoscere, che sarebbe affatto impossibile all’istorico indagar la causa della successiva fondazione di nuovi popoli ne’ soli confini dell’Italia, e del fatto singolare per cui cambiavasi sì facilmente il nome, e non la gente che li formava, qualora non si fosse serbata la memoria d’un antichissimo costume originato dalle fiere superstizioni degl’Itali primi, e traccia certissima del già radicato governo teocratico. Vivevano ancora que’ popoli vita nomade: nel quale stato grandissima parte del terreno servendo al pascolare, poca quantità di suolo avanzava loro per attendere all’agricoltura nascente. I mezzi di vivere essendo per tal forma ristretti a pochi scarsi frutti, ed i giudizi del popolo dettati dal solo grande pensiero dell’alimento, qualunque disastro fisico facesse mancare con general sinistro od il bestiame, o la sperata raccolta, era riputato dall’universale massima calamità, dovuta loro giustamente dallo sdegno de’ numi, autori e donatori della messe.