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CAPO II. 29

meno incerta, e si resse ciascuno da per se a stato franco. Da questa accidentale struttura politica che prese Italia fino da remotissimi tempi, coperti agli occhi nostri dal velo mitico dell’antichità primitiva, ha di fatto principio unicamente la vita civile delle genti, ed ogni qualunque memoria dei casi loro. Onde già nella prima luce delle nostre istorie, l’universalità degl’Italiani si ritrova repartita in molte separate nazioni ineguali di nome, di territorio, di numero e di forza; nelle voglie divisi, e spesso concitati l’un contro l’altro da brama di privata ambizione, anzichè di comune vantaggio.

Basta dare uno sguardo alla carta della Italia per convincersi appieno, che non v’ha forse nel globo un paese maggiormente diviso e rotto da tanto numero di fiumi, laghi e montagne. Tutte queste diversità naturali di situazione, di positura e di clima, separando localmente le genti, e fissando ivi le loro stanze con determinati confini, diedero indubitatamente cagione alle prime divisioni e suddivisioni di tutto il popolo, benché in origine derivato da uno stipite comune. Simili cause produssero somiglianti effetti anche nella Grecia, dove, per la disposizione dei luoghi, grandi inegualità del territorio avean occasionata e mantenuta la divisione del corpo politico in un ragguardevol numero di stati indipendenti l’uno dall’altro, e quasi sempre rivali. Assai facilmente gli uomini sono incitati dal forte amore della patria ad ammettere questo ideale de’ limiti e de’ fini. Ma in Italia massimamente per