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28 CAPO II.

glia, e d’altre parti d’Italia, è senz’alcun dubbio un dono delle acque, le quali per natura hanno irresistibil possa in disfare le montagne, trasportandone le spoglie nel fondo delle valli. Or le generazioni dei montanari, allevate in quelle alture, vi si tennero a dimora, infinochè o per crescimento di numero, o per bisogno di alimento, non se ne scesero giù ad occupare nuovo territorio. Dove molto poteva anche la forza; dappoichè popolazioni vaganti, e quasi indomite, s’andavano incalzando secondo fortuna da una in altra parte. L’istoria civile, d’accordo in questo con lo stato fisico del paese, dalle montuose e più alte regioni d’Italia ne mostra in fatti discesi dall’uno e l’altro lato verso i luoghi sottoposti ed il contiguo mare, popoli antichissimi, che han dato esistenza ad altri più moderni1. Così numero di genti nomadi distaccatesi dal ceppo natìo, e posate una volta nell’occupato territorio, quivi si riunirono in altrettanti corpi del medesimo sangue, i cui membri non renunziarono che la minor parte della naturale indipendenza. Tra i quali principalmente dobbiamo numerare le copiose tribù degli Aurunci ed Osci, abitatori dell’alto Appennino, e tronco primario delle razze indigene e paesane. Ma i frequenti casi di guerra, ed altre venture, congiungevano una con un’altra; o cangiavano spesso l’essere di coteste volontarie unioni, finchè rafforzate con legami più civili ebbe ogni popolo sede

  1. Vedi appresso capitolo VIII