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CAPO I. 15

senza tema d’ingannarci, possiamo francamente ammettere per fondamentale principio di popolazione che là, dove una spontanea fertilità porgeva con meno fatica all’uomo maggior copia di beni, ivi dovesse più agevolmente prosperare e moltiplicarsi.

Se di sistema in sistema non avesse vaghezza ciascuno a dir cose nuove, piuttosto che vere, potrebbe per avventura parer istrano, che gli eruditi, i quali trattarono delle nostre antichità, abbiano posto grandissimo studio in far provenire da regioni straniere e lontanissime, come la più facil cosa al mondo, i primi abitatori di questa già deserta Italia, e quasi niuna ricerca abbian fatto di quelli che ivi stessi vivevano. Come se il nostro cielo non avesse da natura, quanto altra latitudine, virtù ed efficacia a nutrir suo popolo, ed a portare o maturare da per se i frutti del viver civile. Le grandi vestigie di fisiche rivoluzioni, visibili per tutta Italia, dimostrano non di meno orrende catastrofi, e fan presupporre una lunga serie di secoli affatto impossibili a rintracciarsi ne’ nostri documenti istorici. Ma come lo stato delle nascenti società umane è pur sempre dipendente da cause e accidenti naturali e locali, così non potremmo ragionevolmente procedere in queste ricerche senza considerare gli ostacoli, che per la qualità del suolo, e per tanti maravigliosi sconvolgimenti della penisola, dapprima s’opposero alla propagazione e stabilità de’ suoi abitatori paesani. Il tremendo fenomeno, che, per violenta incursione