sulla barriera del trono di Giove Olimpio, sul bassorilievo d’una delle porte del tempio eretto nell’Alti dagli Epidamnii, sul trono di Apollo Amicleo sempre in umane sembianze, sempre in compagnia d’Ercole inteso a cogliere i pomi degli Orti Esperidi. Scorgesi ancora sur un vaso greco della Libreria Vaticana (Passeri, Pictur. etrusc, in Vasc.. T. III, tav, 249; Hamilton, T. III, pl. 194), sullo specchio etrusco edito dal nostro autore, e specialmente sul superbo vaso trovato nell’aprile del 1834 in un sepolcro a Ruvo e acquistato a Napoli dal maggior Lamberti. La notizia ne fu data dal Bollettino di Corrispondenza Archeologica (1834, p. 165) e la figura di Atlante che fa parte di quella ricca composizione dal prelodato Raoul-Rochette che ha fatto il mito di Atlante soggetto d’una sua dotta dissertazione. (Mémoire sur les représentations figurées du personnage d’Atlas; Paris, 1835). Nello specchio che stiam osservando meritano considerazione i nomi apposti ai personaggi raffigurativi. Atlante dicesi api ed Ercole caaice. Verissima cosa è che il figlio d’Alcmena nell’arte etrusca è più sovente appellato heracle, ma è noto altresì che ne’ monumenti e specialmente