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LETTORI XXXVII

stampa diligentemente adunato e prodotto dal nostro autore, veggasi il Dorow nelle Mem. Rom. di Antich. e B. A. T. VI, e nel Voyage dans l’Etrurie, l’Inghirami nel Museo Chiusino, il de Witte nel Catalogo del Museo Durand, il Quaranta nel R. Museo Borbonico (T. VI, tav. 56). Non può dubitarsi che i soggetti raffigurativi non mostrino l’influenza d’ idee religiose trasportate dall’Oriente in Etruria ne’ tempi del suo più remoto incivilimento. Notabile fra gli altri è una figura femminea alata, che preme afferrati pel collo due uccelli acquatici; nella quale saggiamente il Micali ravvisa molta relazione coll’Ized alato de’ cilindri babilonesi, simbolo del buon Genio alle prese coll’Ahriman (Ker-Porter, Voyage, T. II, pl, 80, n. 2, p. 425). Uno di que’ due uccelli è il cigno, tristo animale creduto dall’antichità distruttor della propria specie (Arist. Hist. anim. IX, 1; Aelian. H. V. lib. 1, c. 14; Athen. IX, p. 396). Ne’ libri sacri il cigno disegna un uomo crudele (Psalm. 90 e 18) e la carne di esso era vietata agli Ebrei (Levit. XI, 13; Deut. XIV 16).Ugual soggetto vedesi sopra altri vasi di fabbrica egizia che frequentemente scopronsi a Nola (Mus. Bertoldian. p. 95-97;