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316 CAPO XVI.

gli erano tenuti da quelli d’altra nazione e lingua. Nè lieve argomento ne porge altresì la durevole inimicizia di coteste genti contro la stirpe degli Elleni, e principalmente a’ danni dei Tarantini, che ne patirono quella fiera rotta che fiaccò di tanto l’alterigia greca1. E furono di più sì tenaci nell’ira i Messapi, che nè pure la virtù del grande Archita, che di loro avea trionfato sette volte2, bastò a domare i valorosi. Nessuna più conveniente prova può addursi in oltre della parentela delle genti che abitavano insieme l’Iapigia, quanto la lingua loro uniforme, notata sul luogo dal giudizioso Strabone3: la qual lingua popolare non poteva essere altro che l’osca, generalmente parlata dai paesani di tutta l’Italia meridionale: e se per un’antica notizia abbiamo che in Iapigia erano cinque lingue, fra le quali nominatamente l’opica4, si dee credere che elle fossero altrettanti dialetti dell’idioma nazionale usato dalle genti quivi presso stanziate insino all’Umbria. Sicuramente in Apulia parlavasi osco; ed Orazio, appulo egli stesso, chiamava i Canusini bilingui5 perchè

    passim.; Tzetz. ad Lycophr. 603.; Similmente Tucidide nella rassegna dell’esercito ateniese contro Siracusa, pone gl’Iapigi nel numero dei barbari ausiliari, vii. 57.

  1. Ol. lxxvi. 4. an. di R. 281. Herodot. vii. 170.; Diodor. xi. 52.
  2. Diogen. Laert. viii. 82.; Aelian. Var. hist. vii. 14.
  3. vi. p. 197.
  4. Scylax. p. ii. cum not. Gronov.
  5. Horat. i. sat. 10. et 30. et Vet. Interp. ad h. l.