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CAPO XVI. 311

suo corso la regione dei Dauni dalla Peucezia. Non vi ha favola che non si spacciasse intorno al Regno di Dauno e di Diomede per questa contrada; nè v’era città di qualche conto, la quale non si dicesse fondata dal valoroso figlio di Tideo, e non mostrasse sue reliquie per accertarlo. L’additavano sulla riva dell’Ofanto i campi di Diomede, a lui tocchi per dote o per retaggio1: serbavansi in Lucera nel tempio di Minerva i donativi2 e l’armatura dell’eroe3: nè mancavano mille altri segnali del di lui antico impero nella Puglia. Di tal forma tutta la leggenda di Diomede trovava quivi la sua rappresentazione; ancorchè un angolo della Venezia glie ne disputasse in gran parte l’onore4. E sì di vero queste novelle pubblicate per vanto dai greci, che ne avevano piena la lingua ed il petto, s’erano fatte di tante domestiche e locali, che si tenevano dal popolo come una delle glorie più belle della regione. Non ostante ciò, si può avere per fermo, che Diomede non ponesse mai piede in queste parti, ma non potremmo già negare che qualche colonia di Dorici si stanziasse anticamente in Puglia, così come portava la fortuna dei tempi. Nè di certo quei primi Dorici, Achei e Ionj, che venivano per ricovero alla ventura in terra straniera, non miravano a fondarvi regni, ma sì bene

  1. Ant. Liberal. 37.; Fest. v. Diomedis campi.
  2. Strabo vi. p. 196.
  3. Auct. de mirabil. p. 1161.
  4. Strabo v. p. 149. vi. p. 196.