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298 CAPO XV.

sotto nome di Scilace, pone le citta greche marittime da Posidonia sino a Turio nella spiaggia lucana1.

I Lucani si mostrarono in ogni tempo infestissimi ai Greci: sostennero contro di loro guerre ostinatissime, e in una di queste, oppugnando Turio, posero in campo trentamila fanti e quattromila cavalli2. Vinse la forza dell’animo il valor greco e l’arte; sicchè recuperando il perduto, e soggettando di mano in mano gli stranieri, vendicarono in costoro i Lucani le antiche offese. Ma non acerbità sola di vendetta dava incitamento alle spade lucane: le ambiziose mire de’ tiranni di Siracusa, e massimamente di Dionisio il vecchio, teneano svegliate le passioni dei nostrali; e, come insegna acutamente la scuola del dominare, non eravi mezzo indegno ch’ei non adoperasse per buono, tutte volte che potea venirne alcun pro alla tirannide. Di tal modo s’introdussero più che mai nel comune intero dei Lucani, provocati da Dionisio, umori guerrieri, discordie, e domestiche contenzioni, per le quali finalmente ebbe luogo circa l’anno 398 la grande sollevazione dei Bruzzi. Erano dessi la porzione più alpestre dei Lucani, che abitavano per li scoscesi monti della Calabria citeriore: cioè quel gruppo di montagne che anche oggidì chiamasi la Sila: alto piano di forse a 60 miglia di lunghezza da Cosenza fin presso a Catanzaro: boschivo

  1. Scylax p. 10.
  2. Diodor. xiv. 100.