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CAPO XV. 293

noscevano fondate in paese ausonio1: nè giova più ripetere, che tanto valeva dire Ausoni, quanto Opici ed Osci. Il nome stesso d’Enotri non era di tema italico come quello d’Itali, Osci, Sabini, Sanniti, Campani, Lucani e Bruzzi: l’usarono i Greci: e per uso di lingua l’adopravano alle volte gli scrittori eruditi, ancor dopo che non v’erano più Enotri, siccome fece Erodoto. Per guisa che, senza punto presumere di sciorre i nodi inestrigabili della controversia, noi portiamo opinione, che sotto il nome di Coni e Enotri sieno da ravvisarsi due tribù di razza osca, attenenti per origine agli altri popolatori indigeni di queste contrade. Tale sembra che fosse anche la sentenza di Varrone2, dov’ei chiama Enotro non già pelasgo, ma re dei Sabini o piuttosto Sabelli, insieme della grande famiglia degli Osci. Li quali, ancorchè spinti tutt’intorno dai Greci venuti di fuori, si raccolsero insieme, e si mantennero vie più fermi nelle loro aspre montagne tanto più difficili a conquistarsi quanto più inospite, e per la salvatichezza dei luogi inaccessibili allo straniere. Per il che sia ne’ tempi favolosi, sia negli storici, furono sempre distinte in queste parti le razze barbare o paesane dalla gente avventizia: nè altri erano i barbari fuor che il popolo originario e nativo delle montagne.

In questa regione meridionale capitarono i Siculi

  1. Vedi p. 164. Ugualmente Plinio parlando con specialità della Magna Grecia dice: Ausones tenuere primi, iii. 10.
  2. Ap. Serv. i. 532.