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CAPO XIV. 289

ma possono sì bene al nostro proposito confermare quali e quanti si fossero i comodi, le ricchezze accumulate e gli agi, ne’ quali vivevano già da gran tempo i Campani. E quando tali erano, come noi le vediamo con gli occhi propri, piccole città a molte altre seconde, e già ridotte in istato di decadenza, quale non doveva essere nel suo fiore la magnificenza d’una Capua lussuriante? In Napoli però mai sempre festiva di giuochi, dove i cittadini erano più trascorrenti nelle fantasie, ed assuefatti a vita lieta, si mantenne ognora in dolcissimo ozio inalterato il greco costume1.

 I Sidicini, popolo di sangue osco siccome i Campani, ma separati da quello abitavano in un angolo montuoso tra gli Aurunci e il piano di Capua. Teano, cognominato Sidicino2 a causa degl’incoli, era l’unica città loro, benchè nobile e forte per sito difendevole3. Avevano da per se proprio e distinto stato. Ma secondo che mostrano le medaglie del comune attenevano essi strettamente, così nella lingua, come in religione, ai prossimi Campani. Del pari onoravano Ercole qual deità principale con Giove e Diana custode della regione campana: il cui magnifico tempio, dove Pausania vide per cosa rara una testa d’elefante armata delle sue zanne4, stava situato alla punta oc-

  1. Strabo v. p. 170.; Tacit. xv. 25.
  2. : Tianud Sidikinum.
  3. Strabo v. p. 164. 172.; Liv. viii. 2.
  4. Pausan. v. 12.
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