Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/329


CAPO XIII. 269

niti fece fondere il colosso di Giove in Campidoglio, che per la sua smisurata grandezza vedevasi dalla sommità del monte Albano1. Questa enorme quantità di metallo bisognevole a tutti veniva greggio di fuori per baratti di roba nel Sannio. Ciò che conferma la ricchezza dei privati massimamente: poichè ciascuno de’ militi delle prime classi doveva equipaggiarsi a sue spese. In tutte le cose belliche erano i Sanniti grandi amatori di pompa e d’apparati. I colori più belli rilucevano nelle loro vesti militari, e per mostra d’armi di gran vista usavano anche scudi intarsiati d’oro e di argento2; fatto sì vero, che nobilissime armature e di gran pregio, si ritrovano alle volte nei sepolcri di popoli ancor più semplici e frugali nel vivere. Tanto per general costume de’ nostri padri tutto ciò, che nelle cose di guerra poteva dare una ostensibile idea del potere, s’usava sempre con nobilità, con grandezza e profusione. Nè mai questo studio di pompeggiarsi in campo fu atto a scemare le virtù militari, che sollevarono a cotanta altezza il nome sannite. Era l’affetto alla repubblica troppo a fondo scolpito ne’ loro cuori: efficace il costume: potentissima la legge: nò per certo i Papii, i Ponzi ed i Pompedj, furono i soli grandi cittadini, che s’adoprarono virtuosamente per la prosperità e la gloria della loro patria. Che più? Quando il crudel Silla,

  1. Plin. xxxiv. 7.
  2. Liv. ix. 40.