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258 | CAPO XIII. |
possente la forza della educazione, che quantunque incalzati per grandi strette a migrare e’ si tennero sempre di luogo in luogo per le giogaie dell’Appennino, senza punto curarsi de’ piani sottoposti. Il che è sì vero che la bassa Campania, benchè conterminale al Sannio, rimase a’ suoi primi abitatori: nè, dalla parte di levante, gl’Irpini oltrepassarono le radici de’ monti che confinano alla pianura pugliese.
Strabone1 dà cenno di cotidiane guerre degli Umbri come incentivo della prima mossa dei Sabini: e ben può essere, che alla penuria s’unissero anche i mali della guerra. Ma in ogni modo l’uscita dei Sabini dalle native montagne si fece sotto l’ombra della religione, e per religione soltanto ebbe luogo l’istituzione civile dei Sanniti ed altri Sabelli. Vivean dunque anch’essi in guardia e tutela del governo sacerdotale: e quanta fosse tenacissima in Sannio la forza di religione, ben lo dimostrano quei tetri apparati delle vetuste leggi sacre, che ne’ maggiori frangenti della guerra riprodussero i magistrati nel quinto secolo, qual massimo schermo e difesa della repubblica. Un sacro recinto entro cui penetrava poco e tenue lume; silenzio profondo, altari, vittime e spade di fidati centurioni; tutto mettea nell’animo dei chiamati santità e tremore. Quivi ciascuno, con orribil formola imprecativa2, dovea giurare obbedienza e illimitata