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240 CAPO XI.

e dove Livio[1] e Dionisio[2] mostrano a un modo gli Aurunci di alta statura, terribili nell’aspetto, precipitosi e minacciosi a tal segno, che nella forma del corpo vie più scoprivano il vigor dell’animo, si vede manifesto, che ambedue gli storici delinearono senza più quel feroce ritratto della gente, tal quale l’adombrava alcun scrittore più vetusto.

Aurunca, poi detta Sessa, città principale, stava situata dentro terra in sito alpestre[3], che ritiene ancora il nome di monte Auronco. Uno stesso omonimo in tre città di popoli l’uno all’altro confinanti, Volsci Aurunci e Campani, non è leggiera conferma della identità della lingua e della gente[4]. In fatti Sessa, non meno che Vescia e Minturna, serbavano tutt’ora nell’età romana il puro sangue degli Osci[5], di cui sussisteva un altro ramo in Caleno[6]. Fondi, nel cui palustre territorio si raccoglieva il generoso ottimo vino Cecubo[7], sovrastava al lago di questo nome dove sono isolette galleggianti[8]; ma le città poste sulla spiaggia a mare, che ha poco più di trenta quattro miglia furono anche le più celebrate degli Aurunci: cioè Amucla, Gaeta e Formia. Non v’ha

  1. ii. 26.
  2. vi. 32.
  3. Dov’è Rocca Monfina.
  4. Suessa-Pometia: Suessa-Aurunca: Suessula.
  5. Livio ix. 25, dice Ausoni alla greca.
  6. Liv. viii. 16.
  7. Strabo v. p. 160.; Plin. xiv. 6.
  8. Plin. ii. 95.