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XXVIII AI CORTESI

stipite è pur troppo quello che prevalse in ogni tempo e in ogni scuola. Pare che tutte le nazioni abbiano ambito di farsi emanazioni di altri popoli, e di altre terre, quasi che si vergognassero di tenersi inventrici delle cose loro. Il loro culto, ogni scienza ed ogni arte dovea loro essere provenuto di fuori e da lungi. Non sarebb’egli omai tempo che la critica si occupasse seriamente a combattere sì fatta superstizione almeno circa quegli argomenti dei quali possediamo ed andiamo scoprendo gli originali e parlanti monumenti? La scienza archeologica che ha fatto in breve corso di tempo cotanti progressi, ed a cui tanti illustri intelletti ora dedicano i loro studj potrebbe certamente riuscire a questo scopo; eppure pare al Rossetti doversene assai dubitare. Essa, dic’egli, ha preso una direzione di prevenzione. Lo spirito grecanico e l’egiziaco la predominano. Il primo oltre agli antichi suoi partigiani ne ha grandissima e distinta copia di moderni, tutti vieppiù accesi per le ultime scoperte delle necropoli italiche. Il secondo che da gran tempo era scaduto di attività e di credito è potentemente risorto per le scoperte dello Champollion e del Rosellini. E non andrà guari