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238 CAPO XI.

tamente ne’ Volsci marittimi l’uso d’arti e di comodi sconosciuti o non curati dai rozzi montani: nè perciò adduce maraviglia che in casa loro fossero anche coltivate alcune nobili arti, come la plastice, di che ne fanno fede i notissimi bassi rilievi di terra istoriati e dipinti trovati nelle vicinanze di Velletri: dove son figurate corse di cavalli, bighe, ed altre molte cose pertinenti al costume antico[1]. Sappiamo di più che un Turiano da Fregelle formò la statua di Giove Capitolino, e condusse in Roma altre opere di sua mano[2]. Per modo che, lungo tempo innanzi l’età del primo Tarquinio, ben doveano i Volsci coll’acquistate industrie usare in patria e godersi i beni che derivano da queste arti civili. Nè fu di poco momento l’esempio che davano loro gli Etruschi. La prosperità grande, e la ricchezza de’ Volsci fino dai primi secoli di Roma, è non solo accertata da tutti gli scrittori che han parlato di loro nelle storie, ma più ancora dalla miserabil ricordanza del fatto dichiarato da Plinio: che di cinquantacinque luoghi di popoli per lui nominati, altre volte fiorenti nel Lazio antico, non v’era più al suo tempo vestigio alcuno[3]. Una buona parte di queste città era dei Volsci: e qualor si pensa che per sì atroce abuso di forza Roma struggeva con le genti agricoltura, arti, navigazioni, e progresso morale, non

  1. V. Becchetti, Bassi rilievi Volsci, ed i nostri monumenti tav. lxi.
  2. Varro ap. Plin. xxxv. 12
  3. Interiere sine vestigiis. Plin. 5