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CAPO XI. 229

che gli Ernici, aventi a guida un loro duce, fossero ivi passati dai luoghi dei Sabini: la qual notizia è tanto maggiormente importante, in quanto che ne dà a conoscere, che già nella prima incursione degli Osci una mano di quelli che discesero in moltitudine dall’alta Sabina, si collocarono in tra questi monti inespugnabili, e vi presero il nome d’Ernici e d’Equi: laddove altri, detti genericamente Aborigeni, s’avanzarono fino al Tevere; ed una parte di questi occupò anche il basso paese dei Volsci, secondo che narrava Catone1. Per natura guerriera eran gli Ernici quanto gli Equi precipitosi, e feritori gagliardi con armi da tiro. Ma non può udirsi senza sorridere quel che diceva inconsideratamente l’amico d’Ovidio2; esser gli Ernici intitolali da un Ernico, ed Etoli pelasghi, a cagione che entrambi usavano tenere in battaglia nudo il piè sinistro, e l’altro ricoperto d’un calzare3. Pure di tal modo, e spessissimo, s’andavano travisando nel bel secolo dagli eruditi le antichità italiane. Dove che si può francamente asserire, che nè Pelasghi, nè Greci di qualunque nome, non ebbero mai

  1. Agrum quem Volsci habuerunt campestris, plerus Aboriginum fuit. Cato ap. Priscian. v. p. 668. ed. Putsch.
  2. Igin. ap. Macrob. Satur. V. 18. 13.
  3. ... vestigia nuda sinistri
    Instituere pedis; crudus tegit altera pero.

    Virgil. vii. 689. Il pero è una specie di calzare rustico fermato alla gamba con coreggiuoli, ed usato ancora oggigiorno dai montanari di questi luoghi.