Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
CAPO IX. | 201 |
tivatori e pastori, cordiale ospitalità; temperanza, e rozza onestà, quanto almeno giocondamente ne fruivano i lor progenitori. In allora, come oggidì, la pastorizia arte di grande profitto; anzi nel tempo antico rappresentazione e misura del pregio di tutte cose; bastava ai laboriosi Sabini onde trar da un paese montuoso non pure abbondanza di ciò, che fa mestiero al vivere, ma superfluità di beni a tal segno, che s’introdusse nel popolo un certo studio di pompa, e massimamente per uso di anelli, di collane, di armille, e d’altri aurei ornamenti militari o fregi del valore, di che furono amantissimi, all’esempio dogli Etruschi1, che ciascuno dei vicini tendeva ad imitare in civiltà. Ond’è che i Romani antichi, al dire del loro primo istorico2, allora soltanto conobbero la dovizia e il lusso, quando incominciarono a sottomettere i prossimi Sabini.
Questa prima semplicità campestre porge senza dubbio valevol fondamento della forza, della costumatezza, e del valore antico3. Nè tanto i Sabini ebbero giusto vanto di virtuosi, quanto di marziali e di prodi4. A tal che tennero di fatto, tra le nazioni italiche, il
- ↑ Dionys. ii. 38.
- ↑ Fabius. ap. Strab. p. 158.
- ↑ Hanc olim veteres vitam coluere Sabini. Virg. Georg. ii. 532.; Columell. R. R. in praef. Nursina duritia, paupertate, etc. in Frontone (op. p. 351.) mostrano i costumi d’ogni secolo.
- ↑ Fortissimos viros Sabinos, flores Italiae, ac robur reipublicae. Cicer. pro Ligario ii. Ἄνδρας μαχητὰς. Dionys. iii. 63.