ranto va seguitando il lido fino all’ultima punta d’Italia, per indi volgersi lungo tratto all’occidente oltre il Faro siciliano, si trovò all’ultimo generalmente occupata da popoli dell’Ellade, che indi posero a quelle beate contrade il nome di Magna Grecia. L’epoca della loro venuta, non men che la forma delle istituzioni, e l’alta lor ventura, saranno più sotto nobile materia di trattazione. Ma già si può intendere quanto duramente, e per quanti lati, le razze paesane fossero ivi, per le violenze de’ nuovi assalitori, vie più incalzate è riserrate ne’ monti Appennini. Per certo il terrore che suol generare ogni improvvisa invasione costrinse, quanto la viva forza, i popoli più prossimi alla marina di ritirarsi addentro in montuosi, sicuri, e distanti luoghi di rifugio. Gli animosi stranieri sopravvenuti l’un dopo l’altro in moltitudine, si presero così per lo sforzo d’armi offensive e difensive le terre lungo le spiagge a mare. Pure, anzichè i Greci dilatassero molto i conquisti nelle parti interne, e di mano in mano vi calcassero o vi distruggessero le schiatte indigene, come già nell’America i conquistatori europei, avvenne al contrario nel corso di pochi secoli, che i fieri paesini Osci, naturalmente nimici, sopravvivessero ai Greci, e restassero dominatori del natio terreno. Nè havvi cosa più vera, che tutti i coloni Italioti nel loro stato di massima forza, e di civiltà, si videro sempre attorniati da popoli numerosi, che si erano mantenuti liberi e invitti nelle sue dimore, sino a tanto che per nuovi accidenti e for-