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CAPO VIII. 181

metter fuori gli Illirici da quello marine. Di tal modo fu alla fine discacciata ed estinta di luogo in luogo totalmente la schiatta loro. Sì che non fa nè pure maraviglia che nessuna terra, nè altra permanente e ferma popolazione di quelli durasse ai secoli futuri.

Ma gl’Illirici non erano stati i soli stranieri che colle loro spesse invasioni e scorrerie avessero posto in moto, e in trambusto grande per le montagne, i nostri popoli Oschi. Poichè in quel corso di tempo che cotesti feroci violentemente urtarono sopra le tribù degli Umbri, e d’altri montanari, che si portarono avanti l’uno in sull’altro per l’Italia centrale, bande numerose d’ogni generazione Greci o fuggitivi, o venturieri, navigando pel mare Ionio, si dirizzarono ai nostri lidi più meridionali. Tra questi una mano di Cretesi spinti dalla tempesta afferrarono alle spiagge dell’Iapigia, come riferisce Erodoto1: altri Dorj, Ionj, Calcidesi, ed Achei del Peloponneso in gran numero, apertasi la strada prima agli scoprimenti, poscia alla fortuna, se ne vennero a cercare in questa terra straniera vita migliore, e vi diedero principio di tempo in tempo dopo la guerra troiana a quelle ben avventurate colonie, che assai prestamente crebbero in possanza e dovizie, si nell’Italia inferiore, come in Siclia. Per tal modo tutta la riviera, che dal promontorio del Gargano gira intorno al capo di Leuca, e di la internandosi nella spaziosa baja di Ta-

  1. Herodot. vii. 170.