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CAPO VIII. 175

nè altri erano per sorte, che un drappello di quella moltitudine di pastori Osci, che in frangenti sì rischiosi penetrò più addentro in questi luoghi alpestri, dove per affinità di sangue mischiatisi con i montanari, vi diedero origine per concordia e unione alla progenie sabina.  Non diversamente altre tribù, che ritennero il nome speciale di Umbri e dimoravano là presso dell’alta Sabina, s’allogarono in altre terre; ma con maggior numero discesi dalla costa occidentale degli Appennini, dove il loro abbassamento è più breve, e più declive che non verso il mare di sopra, se ne vennero giù in più fertile territorio, e vi progredirono buon tratto nell’Etruria meridionale: donde poi, per altri successi, ne furono scacciati da coloro, che aveano essi stessi respinto1. E qui rammenteremo che Filisto2, il quale confinato in Adria picena, dove scrisse buona parte della sua storia3, poteva avervi inteso notizie locali, e memorie di tradizione intorno agli antichissimi Umbri, narrava che le genti guerriere da cui vennero fugati i Siculi nell’isola, ch’egli impropriamente chiama Liguri, erano stati Umbri unitamente con Pelasghi: laddove Zenodoto4 poneva soltanto questi ultimi come assalitori e fugatori degli Umbri nella Sabina. La qual nominazione generica di Pelasghi si vuol qui intendere sanamente, in senso collet-

  1. Vedi p. 78.
  2. Dionys. i. 22.
  3. Plutarch. Dion.
  4. Dionys. i. 49.