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170 | CAPO VIII. |
in mezzo a boschi folti di alberi d’alto fusto, dove non solo germogliano in copia l’erbe più acconce al nutrimento del bestiame, ma rigogliose v’appaiono sì le piante silvestri, come le dimestiche: e questi luoghi stessi, nella prima età, han dovuto essere anche maggiormente fecondi delle terre leggiere, che le alluvioni continuamente trasportano alle pianure più depresse. Trovavansi così quelle montagne bastevoli a nutrire popolazioni copiose: e atteso massimamente la vita pastorale, pochissimi erano i bisogni degli abitatori, non che agevoli a soddisfare per la natura del paese. Qui ne’ montanari, e nei pastori degli Abruzzi e delle Calabrie, tu vedi tutt’ora uomini grandi, forzuti, e maravigliosamente gagliardi; nell’aspetto fieri; adatti a sostener le dure fatiche; buoni a portar grandi pesi; e prolifici molto: la cui ben disposta macchina fisica è in certo modo dimostranza della forza interna. Nè con altre forme poderose, o con disposizioni diverse, ci vengono rappresentati dagli antichi i rozzi e indomiti pastori Osci nativi delle stesse montagne. E forse per là entro, ne’ luoghi più riposti, non è al tutto spenta nè pure oggigiorno la semenza di quella schietta indigena razza italiana.
In questo stato di semplice, agreste, e consueta vita pastorale, vivevano universalmente le tribù degli Osci, allora quando apparvero la prima volta gli stranieri ai nostri lidi meridionali. Nessuna certa, nè più antica invasione forestiera, innanzi alla gallica, venne oltre dal settentrione, chiuso dalla vasta zona