Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/203


CAPO VII. 143

namenti di pitture e di sculture i sepolcri egizj, basterebbero ad attestare ch’ella fu degno seggio di popolo dovizioso e possente1. Nè può di certo far maraviglia ad alcuno che in queste nostre contrade di maremma, allora sì copiose e floride tanto per moltitudine di popolo, quanto per istudio d’agricoltura, e per arti e commerci, giungesse a tanto la prosperità civile. Non minor fama di opulenza portava Agilla, delta altrimenti Cere2, notissima nelle parti orientali pe’ suoi traffici di oltremare3: e bella lode a’ cittadini si fu principalmente l’essersi astenuti in ogni tempo dalla pirateria, e l’aver nome di giusti e forti4. Vetulonia5 e Roselle son di rado mentovate nelle storie, tuttochè comprese unitamente con Chiusi,

  1. Urbem Etruriæ opulentissimam. Cicer. de re pub. 11. 18.; Dionys. iii. 46.; Strabo v. p. 152. Vedi i monumenti tav. lxiv-lxviii.
  2. Hanc multos florentem annos. Virgil. viii. 481.; Liv. i. 2.; Dionys. iii. 58.
  3. Lycophr. 1352.
  4. Strabo v. p. 152. Il geografo chiama città dei Pelasghi Agilla, ed ivi presso pone la reggia d’un Maleote loro re (v. sopra p. 94. n. 27): il tutto probabilmente in sulla fede del relatore primo di quella novelletta, che lui stesso riferisce tanto bonariamente. All’opposto Licofrone l’appella Ausonia (v. 1355), come a dire opica, prima che tirrenica. Chi seguiva a suo talento la tradizione che gli si parava dinanzi, e chi un’altra. Nè con fondamento migliore per taluni dicevasi Tarquinia città tessalica. Justin. xx. 1.
  5. . fatluna, apparisce il suo nome in una medaglia inedita. Vedi tav. cxv. 8.