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CAPO VII. 125

naviganti per arte piratica1: alle imprese loro navali doverono certamente gli Etruschi il non conteso possesso dell’arcipelago toscano, e de’ luoghi littorali della Corsica, dove fabbricarono Nicea, colonia per avventura d’alcuna delle più vicine città marittime sopra il Tirreno: tra le quali Populonia era la scala consueta donde si facea vela per l’Elba, la Corsica e la Sardegna2. Quivi pure avean gli Etruschi navali stazioni: e di per tutto traevano da quei selvaggi isolani grosse derrate e annuali tributi3. Le spesse boscaglie delle contrade di maremma, e le inesauste miniere di ferro dell’Elba4, fornivano largamente i navigatori di buoni materiali per la costruzione dei navigli, e per ogni altra sorte di armamento in casa propria. Laonde il dominio marittimo degli Etruschi fu lunga età sì ben fermo e sicuro ne’ due mari inferiore e superiore, che, per rispetto alla loro preminenza navale, l’uno chiamossi Tirreno, e l’altro Adriatico, fin da tempi quasi inaccessibili alla storia5. Nè fa maraviglia che per tanta fama al mondo e viva e vera, dica Livio, che il none dell’Etruria sì per la potenza terrestre come per la marittima, empieva

  1. Cicero in Hortensio ap. Serv. viii. 479.; Idem, de Rep. 11. 4.; Strabo v. p. 152. 160.
  2. Agathemer. Geogr. i. 5.; Strabo v. p. 154.
  3. Diodor. v. 13. XI. 88.
  4. Insula, inexhaustis Chalybum generosa metallis. Virgil. x. 74.; Auct. de Mirab. p. 1158.; Strabo v. p. 154. 155.
  5. Liv. v. 33.; Strabo v. p. 148. vii. p, 219.; Plin. iii. 16.