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116 CAPO VII.

 Quel superbo Mezenzio, re o lucumone piuttosto di Cere, cotanto infesto ai Latini nella guerra contro i Rutuli, non è soltanto un personaggio epico, ma pur anche istorico. Fidene, posta negli angusti termini del vecchio Lazio, era per certo colonia degli Etruschi-Vejenti1. Altri non dubbj segnali si rinvengono quivi medesimo o di dominio, o di attenenza, o di parentela coll’Etruria2. E, come dice Livio, l’Albula, o sia il Tevere, divenne all’ultimo confine fermo dai Toschi e Latini insieme d’accordo. Limite che tuttavia sussisteva di diritto all’epoca del decemvirato. I legami che l’amicizia o l’unione compose fra i due popoli, l’uno all’altro sì propinquo, si ristrinsero vie maggiormente con l’adozione di riti e usi comuni: ond’è che da prima s’introdussero per istituzione legittima nelle città del Lazio gli ordini religiosi e civili dell’Etruria medesima3. Per traverso le terre latine si dirizzarono da poi gli Etruschi guerreggianti a soggettare il paese tra i monti e il mare occupato dai Volsci, come narrava Catone4: ed il nome stesso di Tirrenia, il qual s’estendeva per tutta la riviera oltre il capo di Circello,

  1. Fidenates quoque Etrusci fuerunt. Liv. i. 15.; Plutarch. Romul.
  2. Vedi appresso c. x.
  3. Oppida condebant in Latio etrusco ritu multa. Varro, l. l., iv. 23.
  4. Gente Volscorum, quæ etiam ipsa Etruscorum potestate regebatur. Cato ap. Serv. xi. 567. 581. Così pure Virgilio, seguendo l’istoria, alle città volsche dà il nome di etrusche o tirreniche.