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112 CAPO VII.

Nè pruova men sicura del buon uso fattosi per loro dell’arti proprie qua recate, son l’etrusche iscrizioni, i bronzi, i vasi dipinti, che in ogni tempo si van ritrovando per l’alta Italia, e fino in Piemonte.

Una moderna opinione vorrebbe non ostante dare a credere, che gli Etruschi dell’Italia superiore, piuttostochè venuti dall’Etruria di mezzo, sien dessi calati dalle montagne dell’alpestre Rezia ad occupare il paese dintorno al Po; e di quivi trapassati qual gente straniera ed avventizia nell’Etruria contigua, donde ne cacciarono Umbri e Tirreni1. Ma questa ipotesi infelicemente promossa altre volte2, è per se stessa talmente contraria a tutte le testimonianze istoriche degli antichi, che non può sperare di trovar mai favorevole accoglimento. La narrativa di Livio3 è troppo schietta, piena e circostanziata, per non poter levare neppure un dubbio, che nell’invasione gallica al secondo secolo di Roma gli Etruschi della pianura scacciati di per tutto dalla ferocia dei transalpini, non si rifugissero a salvezza ne’ luoghi forti della Rezia; il quale avvenimento importantissimo delle italiche

  1. Niebuhr. T. i. p. 114. 115.
  2. Cluverio ne ha dato la prima idea: ebbe a sostenitore questa sentenza già nel 1785 il C. d’Arco (della patria primit. dell’arti, p. 123 sqq.): la toccarono Heyne e Freret con la stessa mala sorte: e non ha guari tempo la rinfrescava Salverte: Essai hist. sur leu noms d’hommes des peuples et des lieux.
  3. Liv. v. 33. 34.; Plin. iii. 24.