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CAPO VII. 99

la ripa etrusca del Tevere, a comodo massimamente dei navigatori.

Con tutto questo il racconto posto avanti dal padre della greca istoria trovò di leggieri e ripetitori e seguaci in tutte l’età. Lo accolse fra i Greci Timeo1, cotanto vago di storie maravigliose; il poeta degli oscuri vaticinj2; Strabone3 e taluni altri: nè i latini scrittori cessavano di ridirlo l’un l’altro, e principalmente i poeti, che agli Etruschi soglion dare il nome di Meoni o di Lidj: ma tutte queste testimonianze si risolvono in una sola, nè aggiungono forza all’argomento. Si adduce per alcuni che gli Etruschi stessi riconobbero in certo modo la provenienza dalla Lidia, quando, sotto il governo di Tiberio, scrissero ai Sardiani come ad agnati; ma, benchè nel suo total servaggio non rimanesse all’Etruria nient’altro che vanagloria, nulladimeno questi da se vantati legami di parentela asiatica non trovarono fede, nè grazia davanti il senato4. Così pure l’opinione, appoggiata alla narrativa d’Ellanico, che i Tirreni fossero di stirpe pelasga, non mancava di fautori nè in Grecia, nè in Roma: e da che in fino per uso di favella il nome generico di Tirreni sonava al-

  1. Ap. Tertull. De Spect. 5.
  2. Lycophron. l. c.
  3. Lib. v. p. 152.
  4. Tacit. iv. 52. Probabilmente Seneca faceva allusione a questa controversia del suo tempo: Tuscos Asia sibi vindicat (Ad Helv. 6.)