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86 CAPO VI.

gran tratto di paese, nel centro stesso d’Italia. Cotanta fortuna non ebbe per li Pelasghi lunga durata: perocchè, afflitti da calamità e discordie, come narrava Mirsilio Lesbio1, la più gran parte di loro, abbandonate sue stazioni sessant’anni avanti la caduta di Troja, si disperse per abito di vita vagante in più lontane provincie. I luoghi già tenuti dai Pelasghi vennero così di mano in mano occupati dai circostanti vicini, e singolarmente dai più prossimi Tirreni od Etruschi.

Questi medesimi Pelasghi, per avanti abitatori della Tirrenia, son giusto coloro che portarono indi appresso il nome di Pelasghi-Tirreni, e lo trasmessero alla loro discendenza. Comparvero essi dopo molte vagazioni nell’Attica: ebbero ricovero dagli Ateniesi sotto Imetto: vi costruirono nell’Acropoli il muro chiamato pelasgico: abitarono gran tempo in Lenno ed Imbro, di poi che n’ebbero scacciato i Minii: e finalmente costretti dagli Ateniesi a nuova emigrazione andarono a posarsi parte nell’Ellesponto, parte in sulla costa della Tracia, e nella penisola di Atho2. Quivi si terminarono le sue lunghe e penose peregrinazioni; ma la schiatta di loro ritenne ovunque il soprannome di Tirreni, a ricordanza del paese donde venivano3. Nè certo di poco momento erano i motivi dell’ereditato cognome se, come dice Dionisio, i padri loro ap-

  1. Dionys. 1. 2. 3.
  2. Herodot. VI. 137.; Thucyd. IV. 109; Dionys. I. 28.; Pausan. VI: 28.
  3. Hellanic. ap. Dionys. I. 28.