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CAPO VI.


Dei Pelasghi Tirreni


Nessun argomento di controversia ha occupato da più lungo tempo, nè con maggiore sagacità, la mente di grandi eruditi, quanto il nome e la storia dei Pelasghi; e tuttavia nessun argomento è più incerto. Gli antichi stessi non ebbero che poche, e assai dubbiose notizie sopra questo popolo enimmatico, il qual era di già svanito quando incominciò per i Greci la loro istoria. Onde ciò che ne scrissero i mitologi e genealogisti, che ricopiati d’età in età sono ancora il fondo di tutto quel che sappiamo della razza pelasga, è talmente insufficiente, contradditorio, e di più rivestito di tali e tanti colori poetici, che può quasi dirsi opera perduta, dopo sì molti naufragi della filologia, il voler ridurre a certezza istorica le tradizioni di secoli, dove appena si vede luce. Senza toccar perciò nè della problematica origine dei Pelasghi, nè delle spesse migrazioni, di cui va intessuta la loro istoria, sì per l’Asia, come per l’Europa, materie fuor del tema da noi divisato, ci limiteremo soltanto, e secondo che porta il nostro debito, a trattare più particolarmente delle tribù o schiatte di questa nazione mischiatesi, come si dice, nei fatti italici dell’età vetusta1.


  1. Vedi Prideaux in Marm. Oxon. p. 127-190, dove con erudizione mirabile tutto ha raccolto il commentatore circa l’epoca pelasga. Niebuhr, Geschichte o sia Ist. dei Romani T.I. p. 16-65, Berlin 1827