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72 CAPO V.

della guerra del Peloponneso altri Siculi abitavano ancora nella più antica e meridionale Italia1. Così pure in fuggendo da’ luoghi presso al Tevere era rimasa colà una qualche porzione di loro, mescolatasi col nuovo popolo latino, principalmente a Tivoli e in altre terre dintorno. All’opposto tutti coloro che transitarono in Sicilia vi si posarono con fermo stato. Talune denominazioni patrie recatevi da esso loro, vi si conservarono inalterabilmente di secolo in secolo2, con altre reliquie di questa terra3. E benché dopo la signoria degli Elleni nell’isola i Siculi v’adottassero le fogge greche4, e la lingua loro cedesse il primato alla migliore, pure, fin negli ultimi tempi del regno siracusano, i barbarici suoni del dialetto degli Opici vi s’udivano per ancora, con fastidio dei Greci, nelle bocche de’ nativi siciliani5.

Gli originali Umbri erano un ramo de’ robusti montanari di razza osca, cresciuti in, vigore per l’aspre

  1. Thucyd. vi. 2.
  2. Tal è Saturnia; nome che fino a’ giorni di Diodoro (iii. 60) ivi ritenevano ancora i luoghi alti e forti. Vedi sopra p. 24
  3. Patrocles Thurius ap. Arnob. iv. p.144: qui tumulos memorat, reliquiasque Saturnias tellure in Sicula contineri
  4. Diodor. V. 6.
  5. Epist. VIII. Ad Dion. p. 355 attribuita a Platone: dove manifestasi il timore che i Cartaginesi e Opici possano espellere i Greci dall’isola e la lingua loro. Se tuttavolta qui per Opici, come sente il Niebuhr, son nominati i mercenarj italici e campani, che militavano in Sicilia, sarà sempre vero che il dialetto proprio di costoro v’era usuale.