quale supponeva il concorso di tanti studj e di tanti secoli? E che diremo dei nomi delle popolazioni, delle città e dei territorj dedotti da supposti personaggi reali predominanti? Convien ignorare la condizione delle primitive popolazioni, convien ignorare la storia la qual afferma che le denominazioni etniche e territoriali venivano imposte o in vista di certe particolarità locali, o in venerazione della divinità protettrice, o in conseguenza del nome della tribù come appunto praticarono i Barbari del medio evo. Non è meno incomportabile il leggere sempre che gli Enotri, vocabolo che significa dalle isole del vento, ricevettero il nome da un re Enotro, che l’Italia, ossia un piccolo territorio in fondo della Calabria, ebbe il nome da un re Italo, Roma da un re Romolo, e va discorrendo? Tempo è omai di emanciparsi da sì zotico modo di pensare in archeologia; ma tal emancipazione debb’essere usata con assennatezza perchè sfrenata non degeneri in vaniloquj; specialmente se vi si mescolino stiracchiate etimologie, nè si convalidi l’archeologico procedimento con ausiliarie prove. Uopo è procedere da principj razionali affatto diversi; uopo è di por