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52 CAPO III.

sto grido borioso par che massimamente gradisse all’alterigia soldatesca, poiché lo troviamo ripetuto in altro monumento trionfale contemporaneo1. Onde ne conseguita, che in quel secolo stesso potevan bene gl’Iliesi da se vantarsi scopertamente della loro affinità primitiva col popolo romano, ed egli stesso, sì superbo, non isdegnare l’adozione di quella nobil metropoli2. Cotesta pretesa parentela, dalla Pizia gentilmente approvata3, e confermata dai libri sibillini4, levava non ha dubbio gran romore anche nel Lazio, massime per la tromba popolare di Ennio5. Perocché non poco concorrevano a spargere e ad accreditare quelle favole i grandi ingegni de’ poeti, che sempre valgono assai ad accendere la fantasia d’un popolo6. S’insinuavano così in tutte le menti romane finzioni vestite di maestà: e quando alfine la casa Giulia fu assunta in trono, divenne altresì massima di stato il venerare una opinione adulatrice, che, in confermando gli avventurosi presagi delle speranze di Roma antica,

  1. Nella colonna di Duilio gli Egestani della Sicilia, tenuti di sangue troiano, vi sono chiamati Cocnati popli romani
  2. Vedi la lettera citata di Seleuco ap. Svetonio. Claud. 25
  3. Plutarch. de Pithiæ orac. T. ii. p. 399.
  4. Dionys. i. 49
  5. Erano gli annali un’opera altamente nazionale e popolare: da ciò il detto volgare di popolus Ennianus. Senec. ap. Gell. ii. 12
  6. È pur cosa curiosa l’udire anche oggidì in bocca dei romaneschi: semo romani! sangue troiano! Pater Æneas romanæ stirpis origo