Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/108

48 CAPO III.

anche le moderne nazioni dell’Europa ne’ principj della rinata letteratura istorica. Tutti i frammenti che abbiamo de’ primi annalisti romani fanno indubitata fede, che viziata universalmente per istraniera sementa la domestica storia italica, attendeva ciascuno a mischiare con greche favole nomi e fatti romani: sì certamente che Dionisio poteva affermare, essere i loro scritti molto conformi a quelli de’ greci narratori 1. Che più? Le muse di Calabria2, maestre principali della letteratura latina, aggiunsero lor magistero alle prime composizioni storiche, ed insegnarono ad abbellirle e ornarle con le dovizie poetiche della Grecia. Di tal modo le cronache di Nevio e d’Ennio, ripiene di macchine mitologiche e d’ornative finzioni3, diedero certamente ai fatti italici e romani della prima età quella forma epica, che per continue imitazioni e ripetizioni de’ prosatori, si vede trasferita in tutta la storia de’ primi cinque secoli di Roma. Porcio Catone fu per avventura il primo che scrivesse con senno la

  1. Εἰσὶ δὲ ταῖς Ἑλληνικαῖς χρονογραφίαις ἑοικυῖαι i. 7. Vedi i frammenti degli antichi storici latini raccolti dal Corzio
  2. Calabræ pierides. Horat. iv. Od. 8. 2.
  3. Nevio dava principio alla storia della prima guerra punica colla fuga d’Enea sopra una nave costruitagli da Mercurio: diceva nominata Procida in memoria d’una parente d’Enea (Serv. ix. 715): e di tal modo, come dimostrano altri frammenti del poema, tutto era pieno di miti e di personaggi favolosi. Ennio non abbondava nulla meno negli annali di consimili episodi, che indi passarono da’ suoi esametri nelle prose di Lutazio, d’Acilio, di Pisone e degli altri cronisti del vi e del vii secolo.