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44 CAPO III.

età, e soprattutto gli alessandrini, aggiungendo sempre alle favole antiche maraviglie nuove, accrebbero fuor di misura le strane leggende, che andava celebrando per entro Italia, come in Asia e in Affrica, altrettanti duci e popolatori ellenici di stirpe eroica, quanti almeno essi ne avevano immaginati per la loro terra « tragica e mostruosa ».

Secondo che portavano queste narrazioni favolose, di buon’ora registrate in quell’istorico romanzo che succedette all’epica poesia, la massima parte delle colonie e città d’Italia ebbero un fondatore di greca stirpe. Ma non ammettendo i Greci nessun’altra distinzione del mondo conosciuto fuorché in greco e in barbaro, non fa né pure meraviglia, se accomodato ciascun nome, giusta il costume loro, all’analogia ed al suono della propia favella, la geografia italica trovossi al par della istoria generalmente ripiena di finzioni e di voci grechesche: né soltanto città e intere provincie, ma i mari, i fiumi e gli uomini, apparvero nelle scritture sotto le denominazioni novelle postevi dagli Elleni. Nella serie medesima delle nazioni il nome originario dei Ra–seni, degli Aurunci e Osci, prese quello di Tirreni e d’Ausoni usato alla greca: onde ecco perché l’istoria nostra più antica, la qual non può cavarsi altrimenti che dagli scrittori greci, ci s’affaccia ancora tutta piena d’ellenismo; e se, ingannati per tante apparenze di vero, molti attribuirono alla sola Grecia la civiltà dell’Italia. Quella stessa eredità di genealogie eroiche, d’origini straniere, e di ogni