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una salita assai malagevole 91

sotto la sferza del sole vigorosissima anche in seno alle Alpi, il ghiacciajo si impiccolisce, e sembra, come dissi, ritirarsi. I piccoli ghiacciai presentano assai più sensibili tali oscillazioni annuali. Cotesti ghiacciai possono d’inverno accrescersi rapidamente di estensione; ma, avendo poca grossezza sono in poco tempo disciolti durante la state, e quindi ridotti entro angusti confini. Io ritengo, per esempio, che i ghiacciai dello Zebrù debbono d’inverno discendere in modo da coprire interamente il fondo del descritto bacino, lasciandovi, nella loro ritirata estiva le morene, che si avanzano, coll’avanzarsi del ghiacciajo, ma non possono con lui ritirarsi. Era su queste morene, ch’io chiamo invernali, che noi camminavamo.

9. » Il salire si era fatto erto quanto mai si può dire; la fatica improba davvero. Ogni due o tre passi bisognava soffermarsi a pigliar fiato, quasi ci colpisse una sincope. Nelle alte regioni non è solo il lavoro dei muscoli che rende sì faticoso il salire. Ritengo che la rarefazione dell’aria, accelerando la respirazione, aumentando i battiti del cuore, producendo quello stato di parossismo, di vertigine, descritto da tutti i viaggiatori alpini, raddoppi quel senso di pena e di sfinimento che si prova pur sempre quando si sale. Forse era meglio ripassare sulla sinistra e seguire le vedrette che salivano fino al calle che dovevamo guadagnare; nè io sarei lungi dal consigliarlo a chi volesse ripetere la nostra corsa. Il pendio da quella parte è piuttosto ripido, ma non così che presenti, per mio avviso, nè vero pericolo, nè quelle difficoltà, contro le quali dovemmo lottare tenendo la destra. In fatti, non lungi dalla vetta, ci trovammo di fronte ad una scogliera nuda, inaccessibile, che, partendo dalle montagne di destra, finiva al lembo d’una vedretta, limitata in alto da altre rupi parimente inaccessibili. Appariva soltanto ai limiti della scogliera verso il ghiacciajo una specie di vallone, o piuttosto un canale, d’onde franavano i ruderi d’una enorme morena, dipendente dai ghiacciai della destra. Tra il canale e la vedretta, della quale parlai, sorgeva uno scoglio lungo, acuto a foggia di lama dentata. Volgemmo immediatamente il passo verso il canale, come ad unico punto accessibile. Ma il primo che si provò a salirvi ci rese accorti che era inutile, o almeno pericoloso, di ritentare la prova. Non si arrampicava due passi, che non ne discendesse sdrucciolando altrettanti; di più i massi che lo ingombravano, trovandosi su quel ripido pendio nella condizione del più mobile equilibrio, franavano al basso, con pericolo del