Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/95


la valle dello zebrù 89

gemmo, la tempesta infuriava ancora sulle alture; si vedevano ancora neri nuvoloni, da cui staccavansi nembi di neve, inseguirsi sulle Alpi, venendo da occidente; nessuno pertanto durava fa tica a prestar fede ai particolari della triste giornata.

» A dritto o a torto era però sempre una battaglia perduta. La bandiera del geologo e dell’alpinista aveva piegato in faccia al nemico. No, non si dirà mai che noi non fummo capaci di passare lo Zebrù! in ciò ci trovammo tutti d’accordo; il passaggio va ritentato! E quando?... Domani!... assolutamente domani!... se il tempo è bello, domani!... — Anzi la nostra narrativa, in vece di avvilire gli astanti, accrebbe il numero dei campioni, pronti a rinnovare all’indomani l’assalto. Si credette soltanto di modificarne il piano; in questo senso che, invece di tentare gli approcci allo Zebrù dal lato d’oriente, si dovesse spingerli dal lato d’occidente: in luogo cioè di ascendere per la Val-Furva e discendere per la valle dello Zebrù, dovevasi per questa ascendere e discendere per quella. Ciò per due motivi; primo perchè, nel caso che il passo si mostrasse ancora impraticabile, avevam sempre il vantaggio d’aver esplorata la valle dello Zebrù; secondo perchè, in qualunque modo avessimo potuto guadagnare la vetta, eravam già sicuri della discesa, conoscendone già assai bene la via come praticabile d’estate anche col tempo sfavorevole. Nuove allegrie, nuovi approvvigionamenti, quindi a letto; lasciando al cielo la cura di rasserenarsi, se così piaceva a Colui che comanda sopra le nubi.

7. » Non spuntava ancor l’alba che la compagnia era pronta. Il cielo si andava rasserenando ed alla pioggia era succeduto il vento. La comitiva, divenuta più numerosa, era quindi più lieta.

» Per guadagnar tempo, una specie di omnibus ci conduce a Sant’Antonio dove lo Zebrù mette foce nel Frodolfo. Si ascende il pendio coperto di colti e di casolari, e in poco d’ora siamo all’ingresso della valle. La valle dello Zebrù è stretta, selvaggia, infossata tra due catene di montagne. Quella che la fiancheggia alla destra non è che un’enorme scogliera, una parete verticale di nude calcaree, su cui a mala pena cresce uno sterpo. Alla sinistra i monti sono un po ’ più mossi, più docili, abbastanza ricchi di vegetazione; ma in complesso la valle riesce poco pittoresca e assai monotona, fino al fondo, dove improvvisamente la salita si fa ripida, e la scena si cambia intieramente. Là vi porto immediatamente a risparmio di noje.

» La valle, sempre angusta, là sembra chiudersi improvvisa-