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dendosi nell’aria colla rapidità del baleno, e riproducendosi le mille volte colla stessa rapidità. Il vento, benchè per contraccolpo ci ferisse da tutti i lati, e preferibilmente sulla nostra destra, cioè da oriente, partiva visibilmente da un punto tra occidente e tramontana, imboccava la stretta valle dello Zebrù sollevandovi le nevi farinose di cui son rivestite le alture, e le versava a nembi nella valle dove eravamo noi. Ce n’era di troppo per convincerci che era temerità il tentare un passaggio che ci gettava nel cuore del turbine, in passi certamente difficili, e per noi inesplorati. Il consiglio di guerra decise la ritirata. Anche il nostro generale in capo dovette chinare il capo al consiglio di guerra.

6. » A vederci mogi mogi volger le spalle in luogo della fronte allo Zebrù, che dietro rizzavasi in atteggiamento di terribile nemico, la era una scena da ridere e da piangere insieme. Eppure, da bravi soldati, avevamo la coscienza d’aver fatto il nostro dovere. Ma è così facile fare il bravo fuori del tiro del cannone!... Chi avrebbe creduto che noi avessimo ceduto soltanto a forza maggiore? Quelli che stavan giù tranquilli a centellarsi in panciolle le acque di Santa Caterina avrebber eglino voluto, non foss’altro che per ingannare la noja, sacrificare un’occasione così bella di ridere alle nostre spalle? Anche il più gran generale, se tocca una sconfitta, ha torto irremissibilmente. Bisognava rassegnarci per forza beccandoci intanto anche un pochino tra noi, come i capponi di Renzo: poichè, in simili circostanze, se nessuno ha il torto, alcuno deve averlo; e se l’hanno tutti (sono i due casi più ordinari), uno deve averne di più; tanto che, se le cose vanno male, una vittima la ci vuol sempre; e come nessuno si rassegna ad esserlo degli altri, tutti lo divengono di ciascuno, e ciascuno di tutti.

» In pochi salti, guadagnato il fondo della valle, eccoci già fuori di combattimento. La battaglia era tutta sulle alture. Mutoli ricalcammo, con che cuore!... le nostre orme e giù giù in poche ore fino a Santa Caterina, pronti, come avevam patito il danno, a portarci le beffe. Ma sia lode al vero! Trovammo i signori beventi assai discreti, più che discreti; i nostri amici erano anzi in pena per noi, e furono lieti di rivederci. Dal piano di Santa Caterina, guardando in su, avevano potuto scorgere la lotta degli elementi sulle vette delle Alpi, e provarne anche l’effetto. Infatti, il freddo ridesto all’improvviso anche laggiù, li aveva già tutti rintanati nello Stabilimento. Quando vi giun-