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80 | serata v |
di un tegolo, rannicchiato, irsuto come un riccio. Poveri passeri! li vedete, fatti dalla necessità doppiamente domestici, spiccarsi tratto tratto da comignoli, venire a stormi dalla campagna tutta coperta, svolazzarvi fra le gambe, cercando il becchime, ove siavi appena uno spazio scoperto, anche a rischio d’incappare ne’ laccioli, che i monelli non lasciano di tendere, approfittando della miseria che rende que’ tapini necessariamente incauti e fiduciosi. Vedete intanto quella pietosa bambina che sbriciola agli affamati passerelli il panino della sua colazione; tanto che sempre, e in ogni luogo, in questo mondo così brutto e così bello, v’ha chi si assottiglia per sollevare l’altrui povertà, e chi dell’altrui miseria ingrassa.
I bambini che vanno alla scuola escono freddolosi, intirizziti; i più piccoli portati in braccio da robusti Chironi1; i più grandi raccolti, a due, a tre, sotto certi ombrelloni, che pajono camminare da sè, radendo terra. Degli uomini, chi corre, quasi volesse schivar la neve, sgusciando tra falda e falda; chi tocca via tranquillo e non curante, lasciandola cadere, come si suol dire, alla moda degli antichi Romani. In genere però tutti hanno una grande smania di correre; tutti sono più affaccendati del solito, e tiran dritto intabarrati, incappottati, incappucciati, inciarpati, senza salutare, senza guardare, anche a rischio di scontri e di eclissi fra muso e muso. Non così quel vispo ragazzino, che si diverte a scavalcare di un salto, l’un dopo l’altro, i mucchi di neve, allineati dagli scopatori sui due lati della via. Quell’altro è un celebre fabbricatore di pallottole e ne fa bersaglio, se così gli talenta, il dorso di qualche mal capitato passaggero. Eserciti di contadini vengono dalla campagna a spalare la neve cittadina, lieti che essa prepari loro una grassa giornata in una stagione, in cui sogliono farsi così magre. I carri, i cavalli, sono coperti di neve; i condottieri biancheggiano, anzi tempo canuti, o per la neve che li ricopre, o per una bella fioritura di brina, che si va sviluppando sulle barbe, sui capelli, come una crittogama.... E la viene, e la viene, giù, giù, che ad ogni istante e’ pare che si rifaccia da capo. E guardando su in alto, tu vedi, un bel pezzo prima, quella che arriverà un bel pezzo
- ↑ Gli antichi Greci favoleggiavano che in Tessaglia vivessero degli strani animali, chiamati Centauri. Erano, figuratevi! mezzo uomini e mezzo cavalli; avevano quindi quattro gambe e due braccia. Velocissimi al corso, erano maestri nel maneggio dell’arco. Famoso tra essi fu Chirone, che Tétide, dea del mare, scelse a pedagogo del figlio Achille.