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di un tegolo, rannicchiato, irsuto come un riccio. Poveri passeri! li vedete, fatti dalla necessità doppiamente domestici, spiccarsi tratto tratto da comignoli, venire a stormi dalla campagna tutta coperta, svolazzarvi fra le gambe, cercando il becchime, ove siavi appena uno spazio scoperto, anche a rischio d’incappare ne’ laccioli, che i monelli non lasciano di tendere, approfittando della miseria che rende que’ tapini necessariamente incauti e fiduciosi. Vedete intanto quella pietosa bambina che sbriciola agli affamati passerelli il panino della sua colazione; tanto che sempre, e in ogni luogo, in questo mondo così brutto e così bello, v’ha chi si assottiglia per sollevare l’altrui povertà, e chi dell’altrui miseria ingrassa.

I bambini che vanno alla scuola escono freddolosi, intirizziti; i più piccoli portati in braccio da robusti Chironi1; i più grandi raccolti, a due, a tre, sotto certi ombrelloni, che pajono camminare da sè, radendo terra. Degli uomini, chi corre, quasi volesse schivar la neve, sgusciando tra falda e falda; chi tocca via tranquillo e non curante, lasciandola cadere, come si suol dire, alla moda degli antichi Romani. In genere però tutti hanno una grande smania di correre; tutti sono più affaccendati del solito, e tiran dritto intabarrati, incappottati, incappucciati, inciarpati, senza salutare, senza guardare, anche a rischio di scontri e di eclissi fra muso e muso. Non così quel vispo ragazzino, che si diverte a scavalcare di un salto, l’un dopo l’altro, i mucchi di neve, allineati dagli scopatori sui due lati della via. Quell’altro è un celebre fabbricatore di pallottole e ne fa bersaglio, se così gli talenta, il dorso di qualche mal capitato passaggero. Eserciti di contadini vengono dalla campagna a spalare la neve cittadina, lieti che essa prepari loro una grassa giornata in una stagione, in cui sogliono farsi così magre. I carri, i cavalli, sono coperti di neve; i condottieri biancheggiano, anzi tempo canuti, o per la neve che li ricopre, o per una bella fioritura di brina, che si va sviluppando sulle barbe, sui capelli, come una crittogama.... E la viene, e la viene, giù, giù, che ad ogni istante e’ pare che si rifaccia da capo. E guardando su in alto, tu vedi, un bel pezzo prima, quella che arriverà un bel pezzo

  1. Gli antichi Greci favoleggiavano che in Tessaglia vivessero degli strani animali, chiamati Centauri. Erano, figuratevi! mezzo uomini e mezzo cavalli; avevano quindi quattro gambe e due braccia. Velocissimi al corso, erano maestri nel maneggio dell’arco. Famoso tra essi fu Chirone, che Tétide, dea del mare, scelse a pedagogo del figlio Achille.