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da santa caterina al ghiacciajo 61

ricchezze; ma costui si prepari a non indietreggiare giammai. Il prevosto Buonguglielmi è come il capitano della squadra. In seguito il dottore Casella. Tutto il mondo lo conosce come il diligente ricercatore degli orsi antidiluviani nella famosa caverna di Laglio, come l’anima dello Stabilimento di Santa Caterina. Egli, fra noi, occupava il posto più importante nella amministrazione di un’armata; il posto di intendente, di capo della provianda, sdebitandosi egregiamente dell’ufficio suo. Mi metterò poi io, che con un bravo studente ingegnere, un dilettante di geologia e un professore di storia avevamo l’aria d’una commissione scientifica.

» Si attraversano i piani erbosi solcati dal Frodolfo, e cominciamo la salita sulla destra del fiume, internandoci in una valle che si va facendo sempre più oscura ed angusta. Mentre il paesista ammirerebbe i nudi scogli, sporgenti dalle macchie di abeti di continuo spruzzati da cascate argentine, il geologo sarebbe lieto di osservare quell’alternanza di schisti a mille colori, di banchi di calcare saccaroide, di porfidi dioritici».

«Codesti tuoi sassi....» interruppe il Battista, «noi non ci intendiamo niente».

«Che vuoi?... la lingua batte dove il dente duole. Del resto gli schisti sono sassi, ossia rocce, a straterelli lucenti, flessuosi, come formati di tanti fogli sovrapposti. Se poi avete visto le belle statue di marmo di Carrara, sapete già che cosa sia il calcare che si chiama saccaroide, come chi dicesse marmo zuccherino. Il porfido dioritico finalmente è una certa roccia bigia, tutta disseminata di cristallini di color verde-cupo, composti di un minerale che si chiama amfibolo.... Ma già queste cose bisognerebbe vederle.

» Dopo un cammino di forse due ore, per un comodo sentiero che serpeggia entro i burroni, sostenuto talora da travi o da rozzi ponti di legno quasi a volo sui precipizî, la valle sembra chiudersi interamente. Sol vedesi, giù in fondo a destra, da una gola angusta spumeggiare il torrente. Eccoci ad una specie di barriera di rupi arrotondate e quasi lisciate, che nella morbidezza delle loro forme presentano il più sentito contrasto coi dirupi e colle vette, ispide e acute, che sorgono ovunque all’ingiro. Esse accennano all’antica estensione del ghiacciajo il quale, strisciandovi sopra in sua lenta mole, le rodeva come farebbe una lima, e le lisciava come non può meglio il più abile lapidario. Scavalcata quella barriera apresi d’un tratto, come per incanto, un ampio vano, un vasto bacino circondato da rupi