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dal cadore alla carnia 55


«— Comandano, signori? —

«— Sissignore; da pranzo. —

«— Che cosa desiderano da pranzo? —

«— Quello che avete. —

«— Non ho niente, signori. —

«— Allora è proprio inutile il dirvi che cosa desideriamo. —

«Si rise naturalmente, e l’oste rise anche lui. Tuttavia bolliva un certo pentolone, con entro non so che cosa. L’oste ci disse che era dell’armenta, cioè, con rispetto, carne di vacca, secca ed affumicata. Detestabile, vedete! un odore!... un sapore!... Via; si mangiò, poi un gran carro a due cavalli ci trasportò la sera a Tolmezzo, e la prosastica vettura, sotto un cielo oscuro e piovoso, a Udine il giorno seguente».