Pagina:Stoppani - Il bel paese - 1876.pdf/60

54 serata iii

cora inesplorati, in seno alle nostre mantagne! Ma sì.... ora è la fame che ci spinge più della scienza, e ormai non adocchiamo che Borca, il primo paese laggiù sulle sponde del Boite, dove possiamo sperare di placare alquanto quello stimolo, cresciuto a tal segno da farci comprendere come per la fame si possa perdere la ragione. Fo per dire; non credeste mai che noi volessimo mangiare nessuno. Ci contentammo di sfamarci in qualche modo in una bettola di cattivo genere, tanto che ci bastasse la lena di condurci in calessino a Tai, presso Pieve di Cadore, dov’è un buon alberghetto, noto al Budden, e già nelle grazie degli Inglesi. Vi si giunse che era già notte fatta, e fu ben dolce il riposarci in un comodo letto. La mattina proseguimmo fino a Pieve di Cadore, patria di Tiziano, o piuttosto dei Tiziani. Ammirate le belle tele di quegli illustri pittori che si conservano nella chiesa, il signor Budden ci condusse religiosamente a visitare la casa del grande Vecellio. Figuratevi una casipola, una vera topaja, ora convertita in beccheria. Che scandalo, che disperazione pel povero Budden!... Una iscrizione di pessimo gusto ricorda che nacque in quella casa una delle maggiori glorie dell’arte italiana1.

10. » Pieve di Cadore era il luogo fissato alla dolorosa separazione. Sono così dolci le ore di una bella gita fra buoni amici in montagna! L’amicizia cresce così schietta, così soda in sì breve tempo fra la libertà de’ monti!... Pure bisogno che ci separassimo. Il signor Budden cogli altri tre ritornavamo a Caprile per il passo della Cortina; il Taramelli ed io proseguivamo il viaggio per le Alpi fino a Udine. Noleggiammo un calessino che ci condusse a Lorenzi a’ piedi della Mauria, passo che mette dalla Piave nella valle del Tagliamento.

» Il passo della Mauria non è molto alto, è bellissimo, tutto verde e boscoso. Ma ormai sono stanco di descrivere. Con una camminata di circa tre ore, passati dal Cadore nella Carnia, ci fermammo per pranzare a Forni-di-sopra, il primo paese che si incontra nella valle del Tagliamento. L’oste cortese ci sta ritto dinnanzi».

  1. Tiziano Vecellio visse 99 anni, dal 1477 al 1576. Le opere di lui che non perirono, sono ritratte in 900 incisioni. Nessuno lo pareggio nell’arte del colorire; Raffaello solo lo superò nella castigatezza del disegno; nella composizione e nell’espressione e dei pochi sommi. E, miracolo di fortuna, non men che d’ingegno, visse da principe, onorato con tanto ossequio da tutti, che Carlo V, nel raccattargli da terra un pennello gli disse: «Voi meritate d’essere servito da un imperatore».