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52 serata iii

resta, erano i noccioli che facevan capolino dalle loro teche1 di roccia decomposta, come palle di cannone da uno spalto di terra; pronte a svolgersi dalla buccia, e a cadere, appena la decomposizione della roccia sia più inoltrata.

9. » Avete capito? — Sì. — Dunque tiro avanti. Siamo a santa Lucia, quindi alla Selva, grosso villaggio nel cuore della valle, e però circa a mezza via tra Caprile e la Forcella forada. Qui è il luogo di far sosta un istante, per ammirare uno dei siti più belli che s’incontrino nel cuore delle Alpi. Una vallata tutta verde, tutta coperta di boschi, di praterie, sparsa di villaggi; Il monte Pelmo visto da Selva. chiusa in giro da gigantesche montagne dolomitiche, nude nude, colle forme più ardite e fantastiche ricavate, direbbesi, in marmo bianco. È veramente un incanto. Lo sguardo, avido di volgersi dappertutto, di tutto abbracciare, si arresta meravigliato, quasi estatico, principalmente davanti a tre di quei bianchi giganti. Là in fondo in fondo, seguendo la scesa della valle verso occidente, come attraverso ad un gran cannocchiale, vedesi la Marmolade, che si alza, a guisa di un gran cappello napoleonico2,

  1. Teca, voce di origine greca (théké), significa insieme ripostiglio e custodia; onde biblioteca — luogo ove si conservano i libri; pinacoteca luogo ove si conservano le tavole dipinte, cioè le pitture, ecc.
  2. Era famosa nella memoria de’ nostri padri la forma singolare del cappello